lunedì 27 giugno 2016

In teoria ci sarebbe una speranza

per il Regno Unito di uscire da questa crisi in modo onorevole. Basterebbe che il Labour sapesse schierarsi dalla parte di chi considera il "leave" un tragico errore, disegnando una prospettiva alternativa a quella di UKIP e della prossima, necessariamente "leaver", leadership dei Tories. 

Il Labour potrebbe mettersi alla guida del fronte del "remain" e potrebbe persino vincere le elezioni, contro due avversari che si spartirebbero il voto dei "leavers".

Ma il Labour di Corbyn, così come non ha saputo e voluto combattere fino in fondo la battaglia pro "remain", non è oggi in grado di assumere la leadership di quel fronte. 

Il perché lo ha spiegato oggi lo stesso Corbyn. Nella sua dichiarazione in difesa (https://www.facebook.com/JeremyCorbynMP/posts/10154332675153872), dopo le dimissioni di mezzo vertice Labour, c'è una frase-chiave riguardo alla linea del partito in vista dell'uscita dall'UE. È questa: "Labour will now ensure that our reform agenda is at the heart of the negotiations that lie ahead. That includes the freedom to shape our economy for the future and the necessity of protecting social and employment rights". Uscire dall'UE, offre al Regno Unito la libertà di dare forma all'economia: una sorta di benedizione. Il Regno Unito, libero dai lacci europei, tornerà a prima della caduta, a quando i laburisti erano al governo e facevano le cose di sinistra. Prima, molto prima di Blair, s'intende.

In queste condizioni, persino Boris Johnson - che non è esattamente la Thatcher - vincerà a mani basse. Old Labour, Old Danger... E comunque, date le premesse, vista da qua, dall'Europa, anche un'improbabile vittoria di questo Labour non autorizzerebbe a nessuna maggiore speranza, per noi come per loro.

sabato 25 giugno 2016

E ora chi glielo spiega...

ai grillini che per via della Brexit, da ottobre il Regno Unito avrà un premier non eletto dal popolo? Condividi!!!1!!1!!!11!!! Vergonia!!!!1!111!!!

La cosa più grave...

...è che gli Inglesi sono usciti senza salutare Virginia Raggi.

in viaggio con Manubrio