domenica 3 novembre 2013

Non ci casco

Mi stanno spiegando da due giorni che questa vicenda del Ministro Cancellieri che telefona per intercedere a favore della signora Ligresti, detenuta e malata, per favorirne la scarcerazione è diversa da come la ho capita io. Mi dicono che l’umanità viene prima della politica, che non c’è nulla di male ad intervenire a favore di una persona in difficoltà. Nessuno mi ha ancora detto che si tratta, tra le altre cose, di un dovere cristiano. Ma mi aspetto accada presto.
Ci ho pensato molto. Mi hanno anche detto che la Cancellieri è intervenuta per altri detenuti, che si è occupata del caso di Cucchi, la cui famiglia le è molto grata per questo. Mi dicono che spiegherà in Parlamento e che non bisogna affrettare il giudizio.
Mi dispiace, non ci casco. Se il Ministro spiegherà di non avere mai fatto quella telefonata “ad personam”, ok. Se non dirà questo, a mio avviso si deve dimettere.
Io penso che la politica sia quella cosa facendo la quale si cerca di migliorare la vita di tutti. Chi fa politica e soprattutto chi governa, a tutti i livelli, non deve risolvere i problemi dei singoli cittadini, non ha il compito di affrontare “casi umani”. Chi fa politica e chi governa deve cambiare le cose, in modo che non ci siano “casi umani” da affrontare e risolvere. Questo, se non per ragioni etiche, per un motivo assolutamente pratico: non tutti i “casi umani” possono essere risolti con un intervento ad personam. Anzi, molti casi non arrivano nemmeno all’attenzione di qualche governante che abbia il potere, o una qualche influenza, per risolverli.
Qui nasce il problema e qui sta il nocciolo della questione. Perché qui conta chi sei, quali conoscenze hai, con quale facilità riesci ad ottenere le attenzioni del governante di turno, sia esso un assessore di paese o un Ministro della Repubblica.
E qui sta pure il succo di una vicenda che, per come la si rigiri, continua a somigliare a quella scena in cui il Marchese del Grillo se ne va libero, perché “io so’ io e voi nun siete un cazzo”. Verrebbe da citare Nanni Moretti, col suo “Ve lo meritate, Alberto Sordi!”, non fosse che non c’è proprio niente da ridere. Specie se qui e ora – intendo proprio qui in Italia e oggi – la differenza tra chi è qualcuno e chi non lo è significa uscire o restare a marcire in galere sovraffollate, rischiando la pelle.
Quindi non ci casco. E nemmeno accetto la morale sul “senso di umanità” da chi in questi anni non ha speso una parola o un gesto per risolvere concretamente il tragico problema delle carceri italiane. Un problema che proprio dalla custodia cautelare in carcere si dovrebbe cominciare ad affrontare. Per tutti, anche per la signora Ligresti. Anche per i parenti di quei disgraziati che ogni fine settimana vedi davanti a San Vittore, senza agende fitte di numeri importanti, per entrare a trovare i propri cari detenuti.
E si capisce che l'esistere e il resistere di tanto evidenti differenze tra "chi può" e "chi non può" è la ragione principale del disprezzo di molti cittadini verso la politica e verso "il potere".

in viaggio con Manubrio